lunedì 10 marzo 2014

Quando la storia interseca la scienza: il principio dei vasicomunicanti e capillarità


È terribile che nell’ultimo tempo non abbia mai scritto, ma ero troppo impegnata ad abboffarmi di buon cibo romagnolo cucinato da mia nonna e mia mamma (come annunciato l’annuale competizione di preparazione del cappelletto non è mancata nemmeno questa volta).

Poi ho passato il resto dei giorni a piangere sulle calorie appena ingerite.



Poi ho trovato questa soluzione vincente su facebook, e mi sono messa ovviamente a salutare il più possibile: mi sento già meglio. Non ho perso un kg, ma ci ho guadagnato nettamente in vita sociale.

Uscita dalla depressione per accettazione del mio attuale ingombro sterico, il lavoro mi ha un po' tolto energie. Ma ora ho deciso di tornare a occuparmi di scienza, ovvero di chimica: tutta contenta sono andata da A. e gli ho chiesto:  “non c’è niente di cui vorresti che parlassi nel mio blog? Qualcosa che muove la tua curiosità.... un elemento, una reazione, un qualcosa che usi di chimico...".

Lui mi ha guardato con i suoi meravigliosi occhi verdi e mi ha detto: proprio in questi giorni il mio prof ha utilizzato un concetto chimico di cui vorrei proprio una spiegazione da parte tua, perché secondo me lui l'ha usato senza averne bene un'idea....
E allora io, tutta inorgoglita dal poter per una volta sembrare intellettualmente sexy, e non parlare solo di puzze prodotte in laboratorio durante la mia carriera universitaria, gli ho chiesto: "quale?!" E lui sorridendo mi ha detto: "i vasi comunicanti!".


Il mio sorriso si è spento. "Ma questo è un argomento di fisica!" Ho pensato. Ma volevo comunque conquistarlo con le mie doti cerebrali, quindi ho accettato la sfida.

Tutto nasce da un'affermazione del prof di (credo) storia antica:

(Foto del prof di A. nel tipico mood: "Silenzio! Parla il faraone")


"Gli imperi antichi sono come i vasi comunicanti: quando un impero perde potere lo conquistano le "entità territoriali" (che Dio solo sa cosa sono, e il ristretto manipolo di storici intorno a lui. Io ho tradotto alla lettera dallo spagnolo)".

Da qui, i giusti dubbi.

Questa che vedete qui sotto è un'immagine del principio dei vasi comunicanti:




Sinceramente, mi sembra molto più credibile che questo brav'uomo iberico si riferisse nella sua affermazione, invece, alla capillarità, che guarda caso è proprio l'eccezione del principio dei vasi comunicanti:
(Immagine in cui non si vede quasi niente. Contenti? Rimarrete coi dubbi.)

Ma di fondo, di cosa stiamo parlando?

Il principio dei vasi comunicanti, come dimostra bene l'immagine 1, afferma che in due o più tubi collegati tra loro, indipendentemente se uno è a forma di tuo nonno e l'altro a forma di cuore-perché-tra-poco-è-San-Valentino-li-mortacci-a-questa-festa-che-genera-solo-scontenti-e-malumori, indipendentemente dalla sezione e dalle dimensioni, riempiti dello stesso liquido (e non cercate di mettere acqua e olio, acqua e mercurio (di cui ne avrete in abbondanza, immagino), il liquido stesso raggiunge lo stesso livello in entrambi.

(Si nota chiaramente il tubo a forma di tuo nonno)


 E molti di voi diranno: "e quindi?! Che mi importa?!".

Guardate questa immagine e vergognatevi un pochino:



Questo principio, decisamente essenziale, afferma che  se sul liquido non agiscono forze esterne, e ricordiamo che il liquido deve essere uno e uno solo perché se hanno densità diverse ci si trova di fronte a questo:



allora si arriva ad un equilibrio, nel quale la superficie del liquido nei due tubi si dispone su un piano orizzontale. Ovvero, lo stesso livello.
(Per chi fosse un appassionato, cerchi la legge di Stevino, da cui tutto ho inizio, con le sue formule matematiche. Io mi sono promessa di smettere, perché la gente già crede che sia nerd perché risolvo il cubo di Rubik in 6 minuti di media... Se mi metto a sbandierare formule matematiche mi ricoverano).

Comunque, questo equilibrio scoperto da Stevino, è dato dal principio zero della chimica, detto anche il principio "la mela non cade mai troppo lontana dall'albero", ovvero quello per cui l'Universo, come chi lo abita, tende alla pigrizia, cioè a minimizzare la sua energia complessiva. E questo è geniale. Oltre al fatto che è anche il teorema che spiega come mi sono strappata la schiena cercando di allungarmi a dismisura per spegnere la luce senza alzarmi dal letto.
L'equilibrio in questo caso è dato dalla forma che minimizza l'energia potenziale complessiva, (uh-uh, che paroloni...), e questo è possibile quando il potenziale sulla superficie è uniforme.

La capillarità è un'altra storia.

Prendendo in esame vasi comunicanti, in cui il diametro dei tubi è decisamente più piccolo, ovvero < 2 mm, i vasi, oltre a essere comunicanti sono definiti capillari. 
E questo stravolge le cose.



Il fattore di stravolgimento, in particolare, è il tipo di liquido: alcuni di questi, come il liquido a) che molto probabilmente rappresenta l'acqua o un suo amico, "bagnano" la parete, ovvero tendono a risalire i tubi: si forma il menisco (no quello del ginocchio), che in questo caso è concavo. Altri, come il b), che nonostante il colore dell'immagine rappresenta il mercurio, non bagnano le pareti, quindi il menisco è convesso, e il liquido non risale.
Si dice, infatti che nel caso a) siano più forti le forze di adesione, mentre nel caso b) quelle di coesione.

Ecco spiegato, ho pagato il mio tributo a Cesare (sempre per rimanere in tema storico...) e vi ho mostrato tutto il mio fascino nella mia saccenza.

Primo caso documentato nella storia di sexy saccenza.


Ora vi lancio un appello, cari amici o sconosciuti che passate per il web: c'è qualcosa di un po' più chimico di cui vorreste sentire spiegazioni farcite di mirabolanti scemenze? Attendo vostre proposte.

giovedì 6 marzo 2014

La chimica: la risposta ai segreti di Madrid

Vivo a Madrid da quasi un anno, e ancora non mi capacito di come questa città possa essere così bella. Madrid sa farti sentire a casa anche se la tua casa è a duemila km, ha la capacità di farti sollevare lo sguardo dall'asfalto per contemplarne i palazzi, anche se già visti. E poi più su, fino a quel cielo che "sembra più vicino", come diceva sempre mia sorella. Questo posto io ora lo chiamo casa. 



Potrei proseguire ore e ore parlando di questa mia nuova storia d'amore con Madrid, ma uscirei dal mio freddo rigore scientifico, che ho imparato nei miei 5 anni di università. Dedico quindi questo post a mia sorella, a Juan, che pur circondato sempre da italiani, non ha perso un briciolo del suo orgoglio madrileño, e a Monica. Non fingere di non volerti fermare per sempre!

Girando per le strade di questa città, è molto probabile incappare in cose misteriose, o in piccoli particolari che nascondono una grande storia.
In particolare, sono incappata in quello che pensavo fosse un murales molto interessante, scritto sulla parete lilla di un palazzo del quartiere La Latina: 


(Traduzione: fui edificata su acqua, le mie mura sono di fuoco)

Potente, davvero. Credendo si trattasse di un'immagine poetica di qualche graffitaro, o magari di un pittoresco proprietario di quella casa, non mi sono preoccupata più di tanto, ma oggi ho scoperto la verità, che è a dir poco strabiliante: protagonista di questa frase è la città stessa di Madrid.
Angolo storico: Madrid, quando ancora non era né metropoli, né capitale, fu conquistata dagli arabi, e si mantenne sotto il loro dominio fino a che non fu liberata da Alfonso VI (tutte informazioni datemi da A. La prima volta che mi portò a Madrid. E siccome io non ero ancora la sua morosa, ma morivo dalla voglia di esserlo, pendevo dalle sue labbra, così che mi ricordo persino di alcune cose storiche!). 
Nei più di 300 anni in cui furono insediati lì, gli arabi portarono grandi migliorie a due cose, in particolare:
-il sistema idrico: nella città, che gli arabi chiamavano Mayrit, fu curato con minuzia, tanto che il primo scudo i Madrid raffigurava l'orso e il corbezzolo (attuali simboli di Madrid) con ai piedi due corsi d'acqua. 
Da qui la frase "y sobre agua armada / tus venas de agua y sierras luz te prestan”. (1550)



- Ma soprattutto, la  seconda cosa, erano le mura della città.

Se dovessimo prendere alla lettera le parole della scritta, penseremmo che le mura fossero fatte di fuoco. Ma essendo esseri dotati di grande intelligenza, sappiamo che questo è impossibile....

Impossibile? Non proprio.

Quello che l'antico motto di Madrid esprime, è che le mura della città sembravano fatte di fuoco. Come è possibile questo fenomeno?
Le mura di Madrid sembravano effettivamente fatte di fuoco, perché ogni volta che venivano colpite da una freccia, l'impatto provocava moltissime scintille, tanto da sembrare fuoco, e questo è dovuto al materiale con cui erano rivestite le mura: la selce.



E qui il piccolo chimico che è in me è impazzito.

La selce è un una roccia in gran parte costituita da silice (SiO2) in forma cristallina (quarzo), fibrosa (calcedonio) e amorfa o vagamente cristallina (opale). È una roccia sedimentaria di origine inorganica (in condizioni estrme di pH e temperatura, come vicino ai geyser e in prossimità di vulcani sottomarini) o organica (nasce anche dal sedimento di isoscheletri o gusci silicei di alcuni bagarospi su cui meglio possono illuminarvi i vostri amici biologi, ed è una roccia che può assumere diverse colorazioni (giallo chiaro, rosso bruno o nero).
La selce è piuttosto facile da scheggiare, ed è un materiale particolarmente duro, tanto che per queste caratteristiche è stata utilizzata nella preistoria, fino alla scoperta del rame, per fabbricare le punte delle asce , frecce e lance. Persino la lama ritrovata vicino a Otzi era di selce.
Ma da cosa nascevano le fiamme? Nascevano dal fatto che la selce è il materiale principale usato nella storia come pietra focaia, sia per accendere i fuochi da campo, sia per le prime armi da fuoco. Era necessario il solo attrito, che se ottenuto con pezzi di metallo, a causa della durezza del primo sgretolava in polvere sottile alcuni strati del metallo, che col calore stesso dell'attrito si infiammavano.

È normale, quindi, che gli avversari di Madrid, ma forse anche gli stessi abitanti della città, credessero che le mura fossero fatte di fuoco, come in una sorta di magia. Che invece, altro non è che chimica.


mercoledì 18 dicembre 2013

Manganese - quarto di secolo

Settimana scorsa ho compiuto un quarto di secolo.

È risaputa la mia scarsa passione nell'invecchiare, e ne è esempio il fatto che, quando l'anno scorso, durante la tesi magistrale, è apparsa la mia prima ruga, questo mi ha provocato tre giorni di isolamento per intrattabilità.
L'unica soluzione possibile per uscire da questa crisi è stata dare un nome alla ruga stessa, perchè tanto sarà mia compagna di viaggio da qui alla fine dei miei giorni, ragione per cui ora saluto Giangina tutte le mattine quasi con amicizia (se non puoi combatterle, alleati a loro).
(La mia compagna di appartamento JFK ha cercato di fare lo stesso con un orribile armadio di tela che è nel corridoio esattamente davanti alla mia porta: è verde fosforescente, e brutto che non si guarda. Dopo una serie di miei commenti coloriti, ha deciso di chiamarlo Flubber per farmelo stare simpatico -della serie "se gli dai un nome ti ci affezioni"-: io lo chiamo "Flubber", seguito da "faischifo", e probabilmente è la causa numero uno del mio malumore del mattino).

Comunque sia, nonostante tutti i miei tentativi di deprimermi per tutto il giorno, A., E. (venuto direttamente dall'Italia) e i miei amici hanno organizzato cose così belle per me, che il mio umore è decisamente sollevato, anzi. Sono davvero felice.

Nel mezzo delle feste multiple, continuavo a ripetermi questo numero: 25... 25....
Premesso che io da piccola credevo che i 25 fossero un'età pensionabile (mio pensiero tipico: "a 18 anni mi sposerò e avrò tanti figli, poi invecchierò...a 20"), il 25 mi ha fatto venire in mente automaticamente una cosa: il Manganese, elemento numero 25 della tavola periodica.

Dedico questo posto a lui, il Manganese, così come a Happy, per averle detto giusto la settimana prima "auguri per il tuo quarto di secolo, vecchia!" per sentirmi rispondere "ne compio 26, babbea!"

So che morivate dalla voglia di sapere tante cose interessanti su questo metallo... Beh, innanzitutto è un metallo di transizione tra i più presenti sulla terra, ed è un metallo di aspetto simile al ferro, ma molto duro e molto fragile. Ossida facilmente, e se preparato in polvere molto fine è altamente infiammabile e decompone in acqua.
Il suo scopo fondamentale, come elemento, è quello di essere utilizzato per la produzione di Acciai Inox a basso costo (non fate finta di non sapere che cos'è, avete tutti almeno 150 tra forchette e pentole dell'Ikea...).
Ma non pensiate che i nostri amici Svedesi abbiano inventato chissà che, anzi!!

Gli Spartani già utilizzavano il manganese per le punte delle loro lance di ferro, dandogli la caratteristica di durezza che gli procurò grande fama. Non erano solo grandi guerrieri, quindi, in particolare erano già nettamente superiori agli altri popoli vicini per la loro conoscenza di metallurgia: siamo soliti ricordarli con pettorali palestrati e tutti unti, ma da ora in poi potremo ricordarli anche come Chimici Industriali a tutti gli effetti.

Gli Egizi, ancora prima di loro, utilizzavano il manganese in forma di ossido per "decolorare" il vetro (togliendo le impurezze di ferro che ne davano la tipica colorazione verdastra), e se aggiunto in abbondanza servivano a produrre vetro viola (anche gli egizi potrebbero essere considerati chimici industriali, ma poi scopri che veneravano ogni sorta di animale, persino lo scarafaggio stercoraro, e allora gli togli l'onore di questo titolo), e ancora prima, più di 17000 anni fa, sono state utilizzate in alcune grotte preistoriche tracce di ossido di manganese per le pitture rupestri.

Ma il manganese come tale è stato scoperto e isolato solo a partire del 1774 (fa molta tenerezza pensare che quel poveretto che aveva pensato che il Manganese fosse un elemento, non sia riuscito a isolarlo, e sia stato gabbato dal suo collega, che invece ci riuscì. In suo onore, riporterò solo il suo cognome, Scheele, mentre del collega non dirò niente, perchè è facile rubare le idee altrui, manigoldo!)

Il manganese è molto importante per la vita, poiché presente in molti enzimi, ma in forma pura è tossico (vatti a fidare del manganese, mannaggia a lui...), e in particolare attacca le cellule nervose.


(Cercando immagini del manganese, ho scoperto che l'ananas è un alimento molto ricco di tale metallo, ma non allarmatevi! Lo è nelle quantità utili alla vita, e aggiungo questo perchè sabato ho raccontato ad A. cosa c'era nelle fette di formaggio del panino che stava mangiando, e credo che non mi porterà mai più fuori a mangiare. La dura vita del Chimico... nessuno vuole sentire i nostri aneddoti interessanti, specie a tavola).

Ringrazio il Manganese, per avermi fatto compagnia il giorno del mio compleanno. Il primo giorno che ho avuto a che fare con il manganese, è stato il mio primo giorno di laboratorio: una reazione con soluzione di perMANGANato di potassio. E fin qui, basta leggere l'etichetta delle bottiglie e posso farcela. Il meglio è stata la prof di laboratorio: "Avvinate le burette e cominciate".
Scatto selvaggio di tutti i Periti Chimici, e io, una dei pochi di provenienza liceale, e per di più classica, cerco di tradurre questo messaggio in codice: "Vuole che ubriachi delle burine di Roma?!", poi faccio esattamente quello che la mia compagna Valentina fa: prende una buretta, prendo una buretta, mescola in un becker, mezzo giro, io anche, si gratta il naso, mi gratto il naso (vi giuro che è successo).
Poi nel processo mi sono rovesciata un po' di permanganato su una mano: che carino, dovreste vederlo: è un liquido viola (quelli in immagini sono molto diluiti) davvero bello.
Peccato che questa piccola testolina ti ossidi la pelle e te la faccia diventare marrone come se ti fossi rovesciato del caffè indelebile.
Per cui, dopo minuti di inutile sfregamento, sono andata dalla prof chiedendole cosa fare. La sua risposta è stata questa: "devi aspettare che ti cambi la pelle. O se non vuoi aspettare così tanto puoi sempre tagliare la mano" (tipica ironia del Chimico Industriale).

Con grande gioia per essere entrata nel mio 26º anno di vita, numero atomico del Ferro, e quindi l'anno di Ironman, buonanotte a tutti!

lunedì 2 dicembre 2013

Bismuto

Questo post lo dedico a lui, il Bismuto. Sì, l'elemento della tavola periodica. E no, non ho deciso di annoiarvi. Il Bismuto ha avuto per me un fascino immenso sin dalla prima volta che ho studiato le sue caratteristiche.

E lo dedico anche ad A., a cui dopo tanto rompergli le scatole, ha cominciato a entrare in simpatia con tale elemento.

Ma procediamo con ordine.

Altra caratteristica di Edera, è che non solo sono un chimico industriale, ma che di tutte le specializzazioni della chimica industriale, ho scelto la Metallurgia. Materia tipicamente femminile, come si vedeva dal numero di donne che faceva la tesi in tale disciplina: una sola, ovvero io. Non c'era nemmeno il bagno delle donne in dipartimento, nonostante fosse condiviso anche dalla Facoltà di Ingegneria che spuntava al nostro lato (ma un po' più in basso, solo noi svettavamo sulla cima della colle, e non ho mai capito se ci avessero messi lassù per riconosciuta supremazia o per più probabile paura da esplosioni), Facoltà che come nel nostro caso non sfornava un elevato numero di donne, ma ci aveva regalato La Prof., super donna in carriera che auementava del 100% la quota rosa quando io ero in tesi.
-Ci tengo anche a precisare che oltre a non esserci un bagno delle donne, vi era un cartello nell'unico bagno con scritto: "Vietato salire in piedi sul water", cartello che mi suscitava molte domande sulla sanità mentale del posto, ma sto divagando-.

Metallurgia faceva parte delle materie d'esame del secondo anno, e siccome io ho cominciato a frequentare fedelmente l'università solo a partire dal terzo, questo esame mi sono trovata a prepararlo da sola studiando sul Nicodemi (sia gloria al sig. Nicodemi, padre dei metallurghi).

Ricordo perfettamente che una delle prime pagine del libro, di quelle introduttive, parlando dei metalli,  diceva:

"Tutti i metalli aumentano di volume passando da uno stato solido a quello liquido, eccetto il Bismuto, che si comporta come l'acqua".

Questa informazione, ai fini dell'esame, era quasi del tutto inutile, erano ben altre le cose che mi hanno chiesto, che nulla avevano a che vedere con quell'intermezzo di quella introduzione.
Ma io ci sono rimasta talmente stupita, che dopo il "primo giro" di studio, purtroppo per me, era l'unica notizia che mi era rimasta impressa.

Ora, parliamoci chiaro, a parte la percentuale già espressa di chimici industriali, e A., che si deve sorbire tutte le mie storielle chimiche, e E., che oltre ad essere il mio migliore amico è un chimico a sua volta (ma non industriale, voto -1), chi ha mai sentito parlare del bismuto?

Il bismuto, nella storia -per accontentare anche A., che è uno storico- è stato scoperto nel 1500, probabilmente da un alchimista, sotto forma di elemento in lega, utilizzata per i caratteri di stampa, poi solo nel 1753 un tale C.G.Junine lo separò come elemento a sè. Ci tengo a precisare che non è che prima non esistesse, solo che la gente lo confondeva con il piombo, o con altri metalli simili. È un metallo bianco-rosato, che però si può trovare cristallizzato con un sottile strato di ossido superficiale che ne da un aspetto multicolore.(Come in immagine, che però purtroppo non rende l'idea, ce ne erano altre molto più belle, ma questo è piramidale come quello sul mio comodino, quindi ho scelto questa foto).
Tuttora, oltre che come elemento di lega metallica, il bismuto è utilizzato in farmaceutica, per il suo basso livello di tossicità.

Dopo questa interessantissima introduzione, alcuni forse si chiederanno dove sta la magia del bismuto: io mi sento esattamente Bismuto (e non solo perchè aumento di volume quando fa freddo...perchè mangio cioccolata), ma per quello che effettivamente è: fa parte dei metalli pesanti, ma non è famoso per la sua tossicità, non è famoso per le sue caratteristiche di metallo conduttore (è il peggiore, a livello di calore), è poco presente sulla terra, e piuttosto fragile per lavorarlo da solo. Si potrebbe dire "un inutile". Eppure no. eppure anche se non si vede, la sua parte di onore e gloria la tiene. Lui aumenta di volume quando solidifica. persino Nicodemi si sofferma per fargli un inchino nella sua pomposa introduzione. Perchè gli unici altri elementi che lo fanno sono Antimonio e Arsenico, che però sono semimetalli, mica metalli pesanti. E soprattutto sono altamente tossici.

Il Bismuto mi fa pensare a in che cosa io possa essere io. Qual è la caratteristica per cui, in una introduzione a una descrizione sulle persone del mondo, io sarei un inciso tra virgole.
Poi mi ha fatto amare la metallurgia, fare una tesi su ruote dentate di bronzo, portata ad analizzare moto per lavoro....

Ma come dice Michael Ende ne "La Storia Infinita":

"Ma questa è un'altra storia, e si dovrà raccontare un'altra volta".



martedì 26 novembre 2013

Edera - Presentazione


La prima notizia utile su di me è che sono un Chimico Industriale. Questo farà probabilmente sorridere lo 0,01% delle persone del mondo, che per fato o malasorte sanno di cosa sto parlando: chi perchè si è trovato addosso lo stesso destino, e chi ha, volente o nolente, avuto a che fare con noi. 

La miglior definizione di chimico industriale, nella storia, è quella data dalla non-fonte di saggezza Nonciclopedia: "...pertanto chimici industriali si nasce, non si diventa. È come una malattia degenerativa dell'encefalo, quando ti viene, ti viene in tenera età e poi si manifesta in età adulta. Ed allora non vi è più nulla da fare".
Siamo razionalmente folli. Né razionali come gli ingegneri, né scienziati pazzi: siamo consapevoli del nostro delirio, e di questo facciamo nostro vizio e virtù. Non ci abbandona mai, nemmeno in quei momenti, come mi è capitato recentemente, di dover lavorare ad altro per sopravvivere alla crisi economica: lavoravo da segretaria, ma ero un chimico industriale. Ho lavorato da ingegnere e sì, ero sempre un chimico industriale.
Ma spero di poter affrontare più seriamente il tema in altre occasioni. È ora che il mondo ci conosca.


La seconda informazione su di me, è che sono una "viandante". È così che mi ha definita il mio moroso un giorno di festa popolare, in risposta al mio "mi piacerebbe avere un vestito tradizionale, ma non mi sono mai fermata abbastanza a lungo nello stesso posto per averne uno": "Puoi sempre farti un vestito da viandante, con tanto di fagotto in spalla".
Ci tengo comunque a precisare che i miei primi 18 anni di vita li ho passati trasferendomi da un paese all'altro della Romagna (a questo punto forse vale come "vestito tipico" la maglietta che mi ha regalato mio padre quando sono andata all'estero con scritto: Cesenatico - antico borgo di mare).
La vita mi ha poi portata a Bologna per l'Università, poi a Milano per l'Università 2.0 capitolo Magistrale, e poi a Madrid per un congiunto tra una "Fuga di Cervello" e una "Fuga d'amore" (il moroso di cui sopra è Madrileño).
Non ho problemi a socializzare e a rifarmi una vita, se necessario, ed è per questo che la mia migliore amica mi ha ribattezzata Edera - dove ti metti, cresci.
Chissà dove mi porterà la vita, e chissà dove metterò radici. L'età avanza poco a poco, e il mio cuore resta inquieto. "Se il cuore nasce marinaio, non potrai averlo perchè non basta un altro cuore per tenerlo" diceva Ruggeri. Nel frattempo la mia amica Happy mi parla di Australia, e io comincio a farci un'idea.... a parte per i ragni giganti e tutte le altre creature demoniache da quelle parti, l'idea non mi dispiacerebbe... anche perchè dopo la disastrosa telefonata in inglese di oggi al lavoro bisogna che mi rimbocchi le maniche, o potrei diventare lo zimbello di blog come http://kissthetranslator.wordpress.com/

E ora, un po' di random - me.
Amo gli Switchfoot, come troppo pochi in Italia (sempre quando ci riconosciamo tra di noi nella folla, ci lasciamo andare a grida del tipo: "Uaaaa!!! Davvero?!? Ma hai ascoltato anche le canzoni di Jon Foreman da solo?!"- e certo che le ho sentite, se no che fan sarei?- , amo mangiare i carboidrati cattivi, come la pasta e il pane, ma in realtà mi piace mangiare in generale, amo la mia Italia, tutta, e mi manca ogni giorno, quasi mi manca anche Città Studi di Milano, che penso sia uno dei posti più brutti del mondo, in particolare amo Roma,
 un giorno sono scappata all'alba con la mia migliore amica del liceo (F,ricordi?) e siamo andate a vedere l'alba su Piazza San Pietro, con la basilica tutta rosa per il sole, e il mio cuore si è sciolto, ma amo anche lo skyline del quartiere Legazpi che vedo dalla mia finestra, per via di tutti i mattoni rossi, amo la birra, amo sopra ogni cosa cucinare per i miei amici, vecchi e nuovi (ve l'ho detto, sono romagnola...) specie fare la pasta fresca, perchè amo vedere mia madre farla di domenica mattina, e amo la gara tutti i Natali tra lei e mia nonna a chi fa più cappelletti, amo la torta alla zucca di una delle mie "mamme" milanesi, amo New York e spero di andarci in uno dei miei viaggi, mi piacciono i churros, ma di più le porras (sempre cibo!), amo le canzoni della Disney, mi piace la pioggia, ma odio la nebbia, amo fare i regali, spenderei tutti i miei soldi in regali ai miei amici, amo l'intesa che c'è con la mia compagna d'appa e di follie JFK e amo darmi lo smalto alle unghie con E., amo lamentarmi, ma solo su un tema, e solo col mio migliore amico, che tutti ci chiediamo come continui ad esserlo. Amo quando il mio moroso mi porta a vedere cose artistiche e mi parla si storia, amo vedere film con lui, amo andare all' "A LO LOKO" con i miei amici, amo la chimica e la matematica - so fare ancora gli integrali multipli, tiè - , ma amo anche il mio circolo letterario e scrivere il mio libro, che è quasi tutto nella mia testa e quasi per niente scritto, amo gli abbracci, ma non troppo, e soprattutto non da tutti, amo le mie sorelle, perchè sono intelligentissime e diciamo scemenze ad alti livelli culturali... amo vivere anche se faccio una fatica della miseria, e quindi mi lamento, sempre con E., l'amico delle lamentele.

E questo non é nemmeno la metà di quello che sono. E chissà dove mi porterà questo Blog.

"L'avventura è laggiù!!!!" cit.