È terribile che nell’ultimo tempo non abbia mai scritto, ma ero troppo impegnata ad abboffarmi di buon cibo romagnolo cucinato da mia nonna e mia mamma (come annunciato l’annuale competizione di preparazione del cappelletto non è mancata nemmeno questa volta).
Poi ho passato il resto dei giorni a piangere sulle calorie appena ingerite.
Poi ho trovato questa soluzione vincente su facebook, e mi sono messa ovviamente a salutare il più possibile: mi sento già meglio. Non ho perso un kg, ma ci ho guadagnato nettamente in vita sociale.
Uscita dalla depressione per accettazione del mio attuale ingombro sterico, il lavoro mi ha un po' tolto energie. Ma ora ho deciso di tornare a occuparmi di scienza, ovvero di chimica: tutta contenta sono andata da A. e gli ho chiesto: “non c’è niente di cui vorresti che parlassi nel mio blog? Qualcosa che muove la tua curiosità.... un elemento, una reazione, un qualcosa che usi di chimico...".
Lui mi ha guardato con i suoi meravigliosi occhi verdi e mi ha detto: proprio in questi giorni il mio prof ha utilizzato un concetto chimico di cui vorrei proprio una spiegazione da parte tua, perché secondo me lui l'ha usato senza averne bene un'idea....
E allora io, tutta inorgoglita dal poter per una volta sembrare intellettualmente sexy, e non parlare solo di puzze prodotte in laboratorio durante la mia carriera universitaria, gli ho chiesto: "quale?!" E lui sorridendo mi ha detto: "i vasi comunicanti!".
Il mio sorriso si è spento. "Ma questo è un argomento di fisica!" Ho pensato. Ma volevo comunque conquistarlo con le mie doti cerebrali, quindi ho accettato la sfida.
Tutto nasce da un'affermazione del prof di (credo) storia antica:
"Gli imperi antichi sono come i vasi comunicanti: quando un impero perde potere lo conquistano le "entità territoriali" (che Dio solo sa cosa sono, e il ristretto manipolo di storici intorno a lui. Io ho tradotto alla lettera dallo spagnolo)".
Da qui, i giusti dubbi.
Questa che vedete qui sotto è un'immagine del principio dei vasi comunicanti:
Sinceramente, mi sembra molto più credibile che questo brav'uomo iberico si riferisse nella sua affermazione, invece, alla capillarità, che guarda caso è proprio l'eccezione del principio dei vasi comunicanti:
Ma di fondo, di cosa stiamo parlando?
Il principio dei vasi comunicanti, come dimostra bene l'immagine 1, afferma che in due o più tubi collegati tra loro, indipendentemente se uno è a forma di tuo nonno e l'altro a forma di cuore-perché-tra-poco-è-San-Valentino-li-mortacci-a-questa-festa-che-genera-solo-scontenti-e-malumori, indipendentemente dalla sezione e dalle dimensioni, riempiti dello stesso liquido (e non cercate di mettere acqua e olio, acqua e mercurio (di cui ne avrete in abbondanza, immagino), il liquido stesso raggiunge lo stesso livello in entrambi.
(Si nota chiaramente il tubo a forma di tuo nonno)
E molti di voi diranno: "e quindi?! Che mi importa?!".
Guardate questa immagine e vergognatevi un pochino:
Questo principio, decisamente essenziale, afferma che se sul liquido non agiscono forze esterne, e ricordiamo che il liquido deve essere uno e uno solo perché se hanno densità diverse ci si trova di fronte a questo:
allora si arriva ad un equilibrio, nel quale la superficie del liquido nei due tubi si dispone su un piano orizzontale. Ovvero, lo stesso livello.
(Per chi fosse un appassionato, cerchi la legge di Stevino, da cui tutto ho inizio, con le sue formule matematiche. Io mi sono promessa di smettere, perché la gente già crede che sia nerd perché risolvo il cubo di Rubik in 6 minuti di media... Se mi metto a sbandierare formule matematiche mi ricoverano).
Comunque, questo equilibrio scoperto da Stevino, è dato dal principio zero della chimica, detto anche il principio "la mela non cade mai troppo lontana dall'albero", ovvero quello per cui l'Universo, come chi lo abita, tende alla pigrizia, cioè a minimizzare la sua energia complessiva. E questo è geniale. Oltre al fatto che è anche il teorema che spiega come mi sono strappata la schiena cercando di allungarmi a dismisura per spegnere la luce senza alzarmi dal letto.
L'equilibrio in questo caso è dato dalla forma che minimizza l'energia potenziale complessiva, (uh-uh, che paroloni...), e questo è possibile quando il potenziale sulla superficie è uniforme.
La capillarità è un'altra storia.
Prendendo in esame vasi comunicanti, in cui il diametro dei tubi è decisamente più piccolo, ovvero < 2 mm, i vasi, oltre a essere comunicanti sono definiti capillari.
E questo stravolge le cose.
Il fattore di stravolgimento, in particolare, è il tipo di liquido: alcuni di questi, come il liquido a) che molto probabilmente rappresenta l'acqua o un suo amico, "bagnano" la parete, ovvero tendono a risalire i tubi: si forma il menisco (no quello del ginocchio), che in questo caso è concavo. Altri, come il b), che nonostante il colore dell'immagine rappresenta il mercurio, non bagnano le pareti, quindi il menisco è convesso, e il liquido non risale.
Si dice, infatti che nel caso a) siano più forti le forze di adesione, mentre nel caso b) quelle di coesione.
Ecco spiegato, ho pagato il mio tributo a Cesare (sempre per rimanere in tema storico...) e vi ho mostrato tutto il mio fascino nella mia saccenza.
Ora vi lancio un appello, cari amici o sconosciuti che passate per il web: c'è qualcosa di un po' più chimico di cui vorreste sentire spiegazioni farcite di mirabolanti scemenze? Attendo vostre proposte.
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